Mattino d'inverno

È una fortuna poter percorrere delle strade di campagna per raggiungere il posto di lavoro: vedere il paesaggio che cambia con le stagioni, con la situazione meteorologica, sicuramente predispone di più lo spirito che non le colonne di auto ferme ai semafori di periferia. Non essere troppo di fretta poi, ci aiuta ad accorgerci e ad apprezzare certi momenti dove, anche ciò che vediamo tutti i giorni e che non ci sembra spettacolare, si mostra con una luce, una suggestione particolare e delicata che non tutti vedono.  Riuscire a fermare  questi attimi in una immagine, significa prolungarli, possederli più a lungo, dando anche la possibilità di viverli a chi andava troppo di fretta per accorgersi della natura che vive, respira accanto a noi.

Pentax *Ist DL - DA 18-55 f/3,5-5,6 AL

Oltre i miei passi


Oltre i miei passi

greve e umido
l'odore del muschio
mi accompagna

nessun fruscio
nessuna impronta
tradisce il transito

dei giorni passati
nell'insicura certezza
della realtà oggettiva

come pietra
arenata immobile
il torrente sfiora

le mani protese
sul nulla che 
circonda ogni vita

il vento disperde
ciò che il tempo
non consuma

aspettative disattese
speranze vane
ornano la mia strada

come luce flebile
di astri lontani
guidano i miei passi

verso l’invisibile
orizzonte della notte

Agra Terit © all rights reserved



Attendo l'esito


passano i giorni
del vano peregrinare

ombra senza luce
l'esistenza si consuma

pioggia sull'oceano
la conoscenza svanisce

i moti del cosmo
sono fremito di palpebra

odio e amore
mi sono estranei

nel silenzio
la mia dimora

nella sobrietà
l'equilibrio

attendo l'esito
dell'umana vicenda

nell'inadeguata
forma terrena

finchè dura

Agra Terit © all rights reserved



Giazza (Verona)


Quando il cocente sole di luglio imperversa sulla pianura veronese, non resta che tentare di trovare un po di frescura in montagna, nella vicina Lessinia. Tra le mete più gettonate c'è Giazza che, grazie alla sua posizione proprio sulle pendici del gruppo del Carega, è conosciuta per il suo clima fresco d'estate che spesso però, diventa freddo e umido nelle altre stagioni. Non mancano qui gli spunti per gli appassionati di fotografia sia nella parte vecchia del paese, dove la cultura Cimbra si mostra in ogni angolo, che nei sentieri che partono da qui per brevi passeggiate negli ombrosi dintorni, oppure alle quote più alte del Carega. Queste foto sono state scattate lungo il sentiero che parte a valle del paese e segue il torrente che in questo periodo di piogge scarse è abbastanza povero di acqua.





Titoli di coda


Titoli di coda

ho cercato
le parole

nei luoghi
dell’umano convitto
nel suo avvizzito
lessico

ho cercato
le parole

tra i vocaboli triti
dell’ultima notizia
e sui fogli sgualciti
giaciglio dei derelitti

sui motori di ricerca
della finta conoscenza
e sulle pagine
rapite dal vento

ho cercato
le parole
nei sotterranei
dell’animo

oltre i vuoti
della memoria
e negli atri
del cuore

ho cercato
le parole

negli eremi
silenziosi
e nel frastuono
urbano

ricerca inutile

ora calmo
seduto sulla riva
del mare senza nome

esse scorrono
come titoli di coda

Agra Terit © all rights reserved

Il Giardino Botanico di Porto Caleri

Ecco una serie di foto scattate presso il il Giardino Botanico di Porto Caleri. Si tratta di una riserva naturale che si estende a sud di Rosolina Mare (Rovigo) a cui si accede con biglietto d'ingresso. Quest'area presenta tutte le peculiarità della flora e della fauna caratteristiche di questa zona: si passa dal bosco di lecci e olmi, alla fascia formata da pini domestici e marittimi, che non sono autoctoni ma introdotti dall'uomo negli ultimi secoli.



In alcuni punti si incontrano delle zone in cui emerge dell'acqua dolce che forma degli stagni in cui vivono testuggini, rospi e serpenti. Avvicinandosi alla spiaggia gli alberi lasciano lo spazio ai cespugli fioriti, al ginepro, sempre più strisciante, e alle piantine dalle foglie coriacee. Si attraversano delle dune grigie, dove la vegetazione si riduce sempre più,  fino ad arrivare alla spiaggia caratterizzata dalla sabbia compatta e da una grande quantità di legname che il mare strappa dalle pinete per poi rigettarlo sulla costa.


Proseguendo ancora verso sud si arriva ad una spiaggia libera, molto estesa, in prossimità del tratto di mare che separa il parco dall'isola di Albarella.
Molto suggestivo è il percorso nel fitto del bosco e della pineta, grazie ai sentieri e alle passerelle in legno che consentono una visione agevole e delle inquadrature interessanti. Sconsiglio però di scattare foto nel sottobosco negli assolati pomeriggi d’estate, quando il sole entra a sprazzi creando un eccessivo contrasto; è preferibile di gran lunga la luce di un cielo velato dalle nuvole per riuscire a cogliere i dettagli e i colori sia delle ombre che delle luci. Sarà utile anche conoscere i periodi di maggior fioritura delle varie specie, in particolare degli arbusti e della vegetazione erbacea della zona vicino alle dune, per catturare immagini ricche di colori e suggestione in qualsiasi condizione climatica. Comunque al mare, d’estate durante le ore centrali con il sole a picco, è preferibile riposare sotto l’ombrellone e dedicarsi alla fotografia nelle prime ore del mattino, dall’alba in poi, e verso sera fino al tramonto!



Ritorno al Lazzaretto



Sono già stato qui, al Lazzaretto di Verona, alcuni anni fa. Questo luogo era già relativamente conosciuto, ma una visita turistica non era proprio raccomandabile: la vegetazione incolta, cancelli chiusi ma con le reti tagliate; seminascosti, dove la vegetazione era più fitta, alcuni ricoveri di clandestini e un paio di carcasse di veicoli arrugginiti. Esplorando le rovine veniva spontaneo, ogni tanto, guardarsi alle spalle e trasalire per ogni fruscio della vegetazione. Oggi però, grazie al lavoro di alcune associazioni, il sito è diventato più "sicuro", più pulito e quindi più adatto a tranquille gite familiari; consigliata la bicicletta dato che ora le auto devono fermarsi più lontano e con qualche difficoltà per trovare un parcheggio. È consigliabile anche percorrere il tratto di argine alle spalle del Lazzaretto caratterizzato dalla rigogliosa vegetazione spontanea delle rive dell'Adige; sull'altra sponda si scorge la località dei Molini di San Michele con il parco di Villa Buri. È stata più volte auspicata la realizzazione di una passerella ciclopedonale che colleghi le due località, scavalcando il fiume, quest consentirebbe di creare degli interessanti itinerari sia dal punto di vista storico che naturalistico.

(immagini: Pentax *Ist DL - DA 18-55 f/3,5-5,6 AL)

La ricerca del Mito


mito Dal gr. μῦϑος «parola, discorso, racconto favola, leggenda». Nel pensiero filosofico il termine indica, già dall’antichità, il racconto fantastico che non prevede dimostrazione e in questo senso è opposto al logos (la dimostrazione ben fondata della verità), cui si attinge invece attraverso l’argomentazione razionale.

Cosa spinge il pittore a dipingere, lo scultore a scolpire, il fotografo a fotografare, lo scrittore a scrivere? Per molti di loro sarà un lavoro, il fatto che devono vivere con ciò che creano, ma non solo. C'è una categoria di questi lavoratori per la quale abbiamo coniato una definizione, che li accomuna pur negli ambiti espressivi diversi: gli artisti. Quando li incontriamo ci chiediamo quali pensieri accompagnino la genesi delle loro opere, il perché, anche nei momenti e  nelle situazioni più comuni della quotidianità, riconoscono come tesori quelle cose che lasciano i più nell'indifferenza? Quale scopo si prefiggono frugando nella pieghe della vita alla ricerca del sogno che eleva la realtà e la rende degna di essere raccontata?  Possiamo parlare con loro, leggere interviste, oppure affidarci all'enigmatico gergo dei critici d'arte, ma solo per pochi passi riusciremo ad entrare nel loro mondo, gli artisti stessi non riescono a svelarci ciò che stanno cercando.

Una parola che ci può aiutare in questo tentativo di comprensione è mito, la ricerca del mito. Mito che non è solo quello storico (mitologico) o estetico (il mito della bellezza…) ma coinvolge la vita di ogni uomo o donna, accompagna il nostro percorso terreno dalla nascita in avanti, attraverso l'infanzia dove ogni cosa è mito, passando dalla giovinezza dove ancora illusioni e fantasie si mescolano alla realtà, non rimanendo però estranee, ma influenzando anzi le piccole e grandi scelte tipiche della crescita umana e sociale (non per niente di una persona soddisfatta si sente spesso dire che "ha realizzato i suoi sogni…"). La vita, entrando nella fase adulta, tende ad incanalarci in percorsi dettati dalle situazioni, dagli eventi che agiscono al di fuori della nostra volontà e, spesso, a dispetto delle aspirazioni giovanili. Il tempo ci trascina in avanti dandoci, a volte, l'impressione di poter controllare la nostra storia, a volte invece imponendoci con forza le sue scelte, non sempre negative certo, ma diverse da ciò che ci aspettavamo. Come risultato ci troviamo a vivere solo il reale, bello o brutto che sia, spesso in affanno con il tempo che ci sfugge di mano e il mito, il sogno, i pensieri non legati al "cosa c'è da fare" sono a rischio di estinzione. Non ci si accorge più della poesia che ci sta intorno, che si fa vedere a chi accantona per un attimo la fretta, la superficialità dell'esistenza materiale e si guarda attorno con occhi diversi. 

Gli artisti sono persone che sono riuscite a non abbandonare i miti con cui sono cresciuti e, anzi ne cercano sempre di nuovi, guidati dalla curiosità e dalla sorpresa della scoperta. Vedono nella realtà le tracce, gli indizi di un universo parallelo, in cui anche il tempo scorre con un ritmo diverso. Con la loro arte poi, cercano di "esportare" questo mondo nella dimensione terrena, prima di tutto per se stessi, con la propria personalità/sensibilità, per fissare l'intangibile in qualcosa di fruibile ai sensi, accarezzando l'idea di aver fermato dei frammenti di tempo, tessere che unite andranno a formare il grande mosaico del mito.

L'era del Mito
Juri Camisasca

L'era del mito di un continente perduto
non ha mai smesso di vivere
ai confini della mia età.
Come un vecchio cantore si nasconde
nel deserto voglio comprendermi,
nella cerchia degli uomini.

E mi fermerò ai piedi del mondo e vivrò
verso altri incontri guarderò ora
mi perderò.

Non c'è passato, non c'è futuro né tempo
ma solo un semplice esistere
ai confini della mia età.
Come un pastore errante io voglio cercarmi
nel destino degli angeli,
nel volto dell'anima

E mi fermerò ai piedi del mondo e vivrò
verso altri incontri guarderò ora
mi perderò.

E mi fermerò ai piedi del mondo e vivrò
verso altri incontri guarderò ora…
E mi fermerò ai piedi del mondo e vivrò
verso altri incontri guarderò ora…

I Trombini di San Bortololo (Vr)


Riordinare i vecchi archivi fotografici, di quando si usava ancora la pellicola, inizialmente può sembrare noioso; in realtà, già dopo pochi minuti, ritrovando immagini scattate lustri fa, non ci si può non appassionare e, alla fine, è più il tempo passato a riguardare le foto riemerse che non quello usato effettivamente per sistemare il materiale.
Un primo risultato di questo lavoro è rappresentato da questa serie di scatti, eseguiti intorno al 1986, eseguiti nel corso di una esibizione dei Trombini di San Bortolo che si è svolta a San Bortolo delle Montagne in provincia di Verona. Questo gruppo folkloristico è ancora attivo (sito web) e continua i suoi spettacoli, anche all'estero.
Le foto sono state scattate con la gloriosa Pentax ME super, obiettivi Takumar 135/2,8 Pentax 50/1,4 e 200/4 su pellicola Ilford HP5 sviluppata in "casa". I negativi sono stati digitalizzati con il Nikon SuperCoolscan 4000