Riprendo in mano il blog dopo un lungo periodo di inattività: Facebook e soprattutto Instagram invitano a pubblicare post velocemente e senza pensieri, o meglio senza pensarci e in pochi secondi. Il blog invece è uno strumento che invita a soffermarsi di più su ciò che si pubblica, a motivare il perché si scatta e si pubblica una foto, oltre a costringerci ad un ripasso della lingua italiana che non guasta mai.
Novembre 2019
Ultimamente mi capita di avere nostalgia della fotografia analogica, su pellicola per capirci; probabilmente non sono l'unico con questo desiderio, visto che molte aziende hanno fatto resuscitare i vecchi rullini, ed in giro è tutto un fiorire di siti e gruppi che radunano vecchi nostalgici, ma anche nuove leve, della fotografia monitorless.
Riparto quindi con alcuni scatti eseguiti nel novembre scorso a Berlino, con una fotocamera usa e getta dotata di pellicola Kodacolor 800, per giunta scaduta da qualche anno.
La metropoli tedesca è sempre un ottimo campo di prova e ispirazione per qualsiasi tecnica e tipologia fotografica benché, nelle poche e veloci permanenze, l'abbia sempre trovata un po' ostica per il clima, per la confusione o per i perenni lavori in corso.
Avendo a disposizione questa macchinetta Kodak usa e getta, dimenticata nel cassetto da qualche anno, ho colto l'occasione per ritrovare lo spirito dei maestri della fotografia del '900. Beh, magari loro usavano una Leica, ma anche usare una fotocamera così spartana, con un mirino che non permette inquadrature precise, nessun controllo possibile in fase di ripresa e soprattutto una lunga attesa prima di avere tra le mani il negativo, aiuta a ritrovare un approccio molto diverso rispetto allo scattare un selfie con il telefonino.
Ecco quindi, in queste foto, il resoconto di una giornata berlinese, dove la grana e i colori freddi della pellicola hanno restituito il clima nordico della città.
La procedura normale sarebbe stata quella di consegnare il negativo ad un laboratorio per la stampa delle foto. In questo caso ho preferito partire direttamente dai negativi digitalizzandoli con un vecchio scanner Nikon LS 4000ED, una strada seguita da molti per iniziare subito, e in proprio, la fase creativa sugli scatti migliori.
Digitalizzare negativi è un lavoro ricco di sorprese: lontani dal momento dello scatto e nessun riferimento sui reali colori della scena ripresa, solo la memoria può fare da guida; rimane quindi un ampio spazio per la reinterpretazione della realtà. Un aiuto in questo lavoro lo trovo nel software di scansione Vuescan che trovo più veloce e pratico del programma Nikon fornito con lo scanner.
Gli scatti a disposizione su una pellicola non sono centinaia o migliaia, come sui moderni dispositivi digitali, sono al massimo trentasei e non si può quindi scattare a raffica, bisogna invece selezionare l'inquadratura e il momento perfetti prima dello scatto, ma non è sempre facile e spesso si rischia di non avere, in determinate situazioni, uno scatto soddisfacente. Anche se la fotografia su pellicola sembra anacronistica, praticandola si allenano lo sguardo fotografico e la capacità di previsualizzare le foto nella propria mente prima di scattarle, competenze che una volta sviluppate aiutano a migliorare anche la qualità delle nostre foto digitali. Ultimo ma non meno importante: anche il senso critico ne trae vantaggio: sicuramente se si hanno fatto 1000 foto digitali in un viaggio, ciascuna avrà un'attenzione minore, e qualcuna non sarà neanche mai visualizzata a schermo intero, rispetto a qualche decina di negativi da esaminare attentamente per scegliere quali elaborare.
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